
IL RUMORE DELLE IDEE A CONFRONTO
Finito il primo Contest di Alma Ludica, siamo felici per aver scatenato la fantasia di alcuni artisti e disegnatori, invitandoli ad ispirarsi ad “281 n.c.”, un racconto di Fabio Guerrini (autore anche di “Leggende di Phaedra”) che fa anche pensare a quale futuro che aspetta. I nostri amati giurati hanno scelto la suggestiva illustrazione di Nila Cozza, ed oggi abbiamo deciso di regalarvi una intervista incrociata e totalmente libera, tra l’illustratrice e l’autore, tutta per voi!
FABIO A NILA
Raccontaci chi sei, cosa ti piace leggere e che musica ascolti!
“Mi chiamo Nila, ho 29 anni e vivo a Bologna, solitamente tutti notano per prima cosa il mio nome poco italiano e mi chiedono la provenienza, sono nata a Bologna, entrambi i miei genitori sono italiani ma sono cresciuta all’estero, nello specifico in nord dell’India a Dharamshala. Amo la musica, l’arte e la natura, come musicista e ballerina mi piace curiosare e variare su quasi tutti i generi musicali. Quella che ho coltivato con maggiore continuità è la danza classica indiana Bharatanatyam, che ho studiato sin da bambina. Si tratta di una danza teatrale le cui origini risalgono al secondo millennio a.c. e narra le gesta degli dei del repertorio mitologico hindu.”

Da quanto suoni l’arpa, cosa significa per te e che progetti hai?
“Mi sono avvicinata alla musica da bambina, a scuola avevamo l’ora di musica, ed il mio primo strumento è stato l’harmonium indiano e ho sempre cantato; tornata in Italia cercavo uno strumento al quale dedicarmi, ma non mi sentivo a mio agio quasi con nulla. L’arpa è stata un’illuminazione, la sognavo spesso, anche da bambina, ma non ne avevo mai vista una dal vivo. Mi sono decisa a cercare un insegnante per farmi un’idea dello strumento e una volta trovata, Marianne Gubri, è stato un colpo di fulmine. Non ho tuttavia intrapreso il conservatorio perchè non mi interessava studiare classica. Non lo sentivo un percorso adatto a me ed ho continuato a studiare per lo più generi folk sia con insegnanti che da autodidatta. Nonostante mi sia sentita spesso dire stronzate tipo “non diventerai mai nessuno senza il diploma di conservatorio”, posso dirmi estremamente soddisfatta dei doni che questo strumento fuori dal comune mi ha fatto, dato che la mia idea era solo quella di imparare a suonarlo e sono finita per farne uno stile di vita. Fino a prima del lockdown mi esibivo regolarmente in vari eventi, feste medievali, partecipavo ed organizzavo session irlandesi. Spero ovviamente di riprendere tutto ciò al più presto, i progetti sono vari e negli anni sono diventata anche piuttosto scaramantica e restia a rivelarli prima di averli ultimati. Ad ogni modo posso dire di aver in programma una serie di cover sul mio canale youtube, qualche new entry nel mio repertorio di strumenti, due nuove date concertistiche tra luglio e agosto 2021, una con un trio medievale di arpe e l’altra con un nuovo progetto sperimentale arpa, chitarra e sitar indiano.”

Musica ma anche disegno. Artista poliedrica o sono le uniche arti che coltivi?
“Quella del disegno è stata per così dire la mia prima passione in assoluto, da bambina mi soffermavo spesso sui disegni di mia madre. Non avevamo la tv quindi mi ipnotizzavo per ore con i colori cercando di imitare le immagini dei libri di fiabe, ottenendo ovviamente i risultati di chi conta gli anni sulle dita di una mano sola. Non avendo fatto una scuola di arte mi sono ingegnatata da autodidatta sulle varie tecniche , matite, tempere, acrilici, olio. Mi trovo bene con tutte eccetto gli acquerelli, mi piace anche pirografare, pasticciare con l’argilla, il das e sperimentare cose nuove. Ho iniziato anche a tatuare intorno al 2013, l’idea fu di un mio ex fidanzato che vedendomi disegnare bene mi chiese se avevo mai considerato la carriera di tatuatrice, cosa che effettivamente non mi era mai balenata in testa fino ad allora, comprammo quindi l’attrezzatura e iniziai a sistemare i suoi, e mi dava una soddisfazione particolare; non ho tuttavia lavorato in studio, se non per un breve periodo perchè Bologna è davvero piena di tatuatori e ho preferito continuare freelance.”

Nel tuo disegno hai messo un riferimento esplicito ai Joule. Trovi realistico e desiderabile un mondo senza denaro, in cui l’energia è la “materia” di scambio? Inoltre, saresti interessata a leggere un intero romanzo ambientato nel mondo descritto in “281 n.c.”?
“Nel disegno ho inserito un riferimento esplicito ed evidente alla valuta perchè penso sia il nocciolo del racconto e delle problematiche del nostro sistema, e sì, sarebbe desiderabile e realisticamente fattibile secondo me. Infine, certamente mi piacerebbe leggere un intero romanzo basato su questo racconto!”
Cibo tradizionale o etnico? Ti piace Cucinare?
“Quanto a cibo direi sia tradizionale che etnico, sono cresciuta vegetariana fino ai 5 anni e poi col cibo indiano, quindi ogni tanto mi faccio delle scorpacciate al mio ristorante di fiducia; mia nonna invece cucinava tradizionale quindi adoro anche i tortellini, ci sono poche cose che non mi piacciono, ostriche, polipo, cozze. Adoro anche la cucina greca ed il sushi. Nell’ultimo anno e mezzo ho perso un pò la fantasia in cucina, ma amo fare le cheesecake e la pizza.”
Come immagini il mondo tra 100 anni?
“Il mondo tra 100 anni? Non riesco ad pensarmelo con una scala di grigi, o l’umanità si decide a rinsavire e creare una società più funzionale e sostenibile o si inabisserà senza se e senza ma in stile Wall-e.”

Cosa ti ha colpito di “281 n.c.”?
“Nel racconto 281 n.c mi ha colpito molto la maniera in cui si parlava del “capitalesimo” quasi come una religione, il che è tristemente veritiero, messo in rapporto alla nostra quotidianità. Si discutono il sistema e la disuguaglianza sociale, la fame ed il disastro ambientale voltando la faccia dall’altra parte, e facendo spallucce quando proteste e boicottaggi funzionano il giusto. Eppure si osanna costantemente il dio denaro e chi riesce ad arrivare ai vertici del potere con un mezzo o l’altro. Voglio essere esplicitamente tagliente quando alludo al fatto che chi si cimenta nella scalata sociale verso il nulla cosmico, senza un etica, non abbia nulla da offrire se non la propria vacuità.”

NILA A FABIO
Com’è nata la tua passione per la scrittura?
“C’è sempre stata. Scrivevo fin da piccolissimo, mi piace raccontare. Anche a voce, non sto mai zitto e chiacchierando mi vengono in mente collegamenti remoti con storie vissute o sentite che non riesco a tenere dentro. Sono stato un bambino molto timido e la scrittura era anche un modo per proteggermi e nascondermi. Ricordo patetiche lettere d’amore inviate a bimbe e ragazzine di cui ero invaghito. Mi viene da sorridere pensandoci ora, ma sono la testimonianza di come la scrittura sia sempre stata un modo per tirar fuori quello che avevo dentro. Al liceo il professore di italiano non mi diede alcuna soddisfazione. Nel triennio non ricevetti mai più della sufficienza, mi ero convinto di non essere proprio capace. In realtà il problema era la dislessia non ancora diagnosticata che mi faceva scrivere un mucchio di errori ortografici. Gli accenti e le doppie erano un incubo, ne trovo ancora a bizzeffe. Scrivevo temi lunghi e le due dannate ore per correggere non mi bastano mai. Alla maturità mi fecero un regalo incredibile. Sei ore tutte mie per scrivere un tema, il sogno di ogni dislessico. Ottenni il voto più alto dell’istituto da una esaminatrice che era il terrore della provincia di Verona. Mi presi una rivincita e ricominciai a scrivere.”
Da dov’è nata l’idea del racconto?
“281 n.c.” è esploso fuori dal petto in due ore. Ho studiato l’ecologia all’università ed è stata un’esperienza che mi ha cambiato profondamente, facendo crollare molte delle mie sciocche certezze giovanili e portandosi via soprattutto il mio positivismo tecnologico. Ho capito che economia e finanza governano il pianeta e che sono miopi come i lombrichi che scavano la terra e altrettanto invisibili. C’è un bel sentimento globale riguardo i temi ecologici in questo periodo storico, ma le persone sono bendate e condotte per mano verso vicoli ciechi che conducono all’inevitabile catastrofe generata da un sistema economico folle, basato su debiti e interessi che porta immensi benefici a una ristretta cerchia di oligarchi. Purtroppo, come nel mito di Platone, quando provo a spiegare certi concetti alle persone, nel migliore dei casi mi prendono per pazzo. Il giorno in cui è nato il racconto stavo scrivendo un lungo e inutile pistolotto su Facebook che sarebbe servito solo a regalarmi frustrazione, poi sono ricordato di essere uno scrittore. Comunicare con una storia è per me molto più gratificante, il mio racconto è un urlo di terrore unito alla speranza che ho nel cuore.”
HaI intenzione di farlo diventare un libro?
“Me l’hanno chiesto in molti e credo proprio che lo farò! Ho sempre amato la fantascienza e iniziare con un romanzo del genere mi piacerebbe molto. Ho in mente la struttura del romanzo, ma non ho ancora iniziato a scrivere nulla. Per i prossimi due anni me ne starò a spasso nella mia Phaedra, per ora non ce la farei a staccarmi, nemmeno per una “vacanza” nel 281 del nuovo corso. Quando avrò finito la quadrilogia credo proprio che mi metterò a lavorare su questo romanzo.”

Ci sono altri progetti attualmente in corso d’opera?
“Ovviamente la saga di Leggende di Phaedra. Sono passati tredici anni dalla prima pagina scritta, anche se è “solo” dal 2017 che ho iniziato a fare sul serio. I primi due libri sono piaciuti molto ai lettori e vorrei tanto che si diffondessero, ma il mercato editoriale è molto difficile e occorre trovare la giusta chiave di marketing. La storia ha una profondità che non ho ancora svelato nei primi due libri, nel terzo che sto scrivendo inizieranno ad arrivare le prime grandi risposte a tanti quesiti aperti e creerò l’attesa per l’atto conclusivo. Poi, come dicevo mi piacerebbe scrivere di fantascienza. Questa volta credo che sceglierò dei romanzi autoconclusivi. Ho appuntato la trama di sette storie diverse, sette sorelle che vorrei far conoscere ai miei lettori.”

Hai mai avuto blocchi artistici? Se sì, come sono stati superati?
“Capita di bloccarsi e di non riuscire a scrivere, più o meno ogni due mesi ho uno stop. Non è mai dovuto a mancanza di idee, spesso al contrario ne ho troppe. Per me scrivere un romanzo è come costruire un palazzo, una saga la paragonerei a un grattacielo. Se vuoi che stia in piedi devi fare le cose per bene, io mi blocco quando mi accorgo che ho fatto qualche errore e non so come rimediare. Per me l’unico modo di superare il problema è cancellare e ricostruire. Mi ripeto sempre che se una cosa non funziona e non piace a me, è impossibile che piaccia ai lettori. Mi impongo di cancellare tutto e di ripartire in maniera del tutto diversa. Non salvo il materiale scartato, non vorrei mai che uno dei miei figli prima o poi lo ritrovasse su qualche cartella del mio pc e si facesse venire strane idee. Ogni riferimento a Sir JRR Tolkien è decisamente voluto!”
Nella speranza che questo confronto di idee vi abbia incuriosito, potete vedere qui sotto l’opera di Nila, ispirata al racconto “281 n.c.” che potete trovare e leggere qui https://www.almaludica.com/almaracconta/